“Se è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni”. È questa la conclusione cui è giunta oggi la Grande Chambre della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo con la sentenza sul caso Lautsi-Italia riguardante l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. “Nella sentenza definitiva di Grande Camera, pronunciata oggi nel caso Lautsi e altri contro Italia – si legge in una nota ufficiale -, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha concluso a maggioranza (quindici voti contro due)” per la “non violazione dell’articolo 2 del Protocollo n° 1 (diritto all’istruzione) alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il caso, ricorda la stessa Corte “riguardava la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche in Italia, incompatibile, secondo i ricorrenti, con l’obbligo dello Stato di rispettare, nell’esercizio delle proprie funzioni in materia di educazione e insegnamento, il diritto dei genitori di garantire ai propri figli un’educazione e un insegnamento conformi alle loro convinzioni religiose e filosofiche”.
La Grande Camera della Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo ha assolto l’Italia dall'accusa di violazione dei diritti umani per l'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. Come si ricorderà, nel novembre del 2009 la Corte aveva accolto la richiesta di una cittadina italiana di origine finlandese, Soile Lautsi, pronunciandosi contro l’esposizione del crocefisso, sostenendo che la sua presenza nelle scuole statali fosse “contraria al diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le loro convinzioni e al diritto dei minori alla libertà di religione e di pensiero”. La Corte aveva anche condannato l'Italia a risarcire 5.000 euro alla Lautsi per danni morali. Il governo italiano aveva presentato subito ricorso e a sostegno dell’Italia lo hanno presentato anche altri dieci Paesi, ossia Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, San Marino, Russia Monaco e Romania. Il ricorso è stato discusso a Strasburgo a fine giugno 2010 e adesso arriva il pronunciamento della Corte che accoglie il ricorso italiano. La decisione è stata adottata con 15 voti favorevoli e due contrari. I giudici di Straburgo si sono anche “chiamati fuori” dal dibattito sul valore del crocifisso, dichiarando in proposito l’incompetenza della Corte.
Vedi in allegato il testo della sentenza integrale (in inglese) e il comunicato stampa rilasciato dal cancelliere del Tribunale (in italiano)