Scuole cattoliche paritarie

Nel presentare la Scuola cattolica nei suoi tratti costitutivi pubblichiamo alcuni passi significativi della Nota pastorale della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università della CEI La scuola cattolica risorsa educativa della chiesa locale per la società, pubblicata l’11 luglio 2015.

 

 L’identità della scuola cattolica

  1. La scuola cattolica, che attinge alla sorgente dell’antropologia cristiana e dei valori portanti del Vangelo, può dare un contributo originale e significativo ai ragazzi e ai giovani, alle famiglie e all’intera società, accompagnando tutti in un processo di crescita umana e cristiana.

I cristiani sono per un’immagine di persona desiderosa di relazioni, aperta al trascendente e profondamente contrassegnata dalla libertà nella quale si rispecchia l’impronta del suo Creatore.

Per questo essi operano per una formazione integrale della persona, animati dall’intima consapevolezza che in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita.

In una stagione come la nostra, caratterizzata dall’incertezza sui valori e da una crisi culturale e spirituale altrettanto seria, se non ancora di più, di quella economica, la scuola cattolica vuole essere, insieme con la famiglia e le comunità cristiane, un luogo credibile, nel quale i cristiani sappiano costruire relazioni di vicinanza e sostegno alle giovani generazioni, rispondendo alla loro domanda di significato e di rapporti umani autentici […]

  1. Le scuole cattoliche definiscono la loro identità a partire da un progetto educativo che ne precisa l’ispirazione culturale di fondo e la specifica visione della vita, della persona e dell’educazione, avendo cura che l’istruzione da esse impartita garantisca almeno lo stesso livello qualitativo delle altre scuole.

Questa identità deve essere presente e chiaramente pensata nella mente di coloro che vi operano; esplicitamente dichiarata nei documenti ufficiali (statuto o atto fondativo, progetto educativo, piano dell’offerta formativa); condivisa e partecipata con le famiglie che la scelgono; concretamente realizzata e tradotta nelle normali attività educative e nei contenuti disciplinari che quotidianamente vengono proposti; costantemente testimoniata dagli operatori della scuola (per primi gli insegnanti); assiduamente valutata e verificata. Più concretamente, vogliamo richiamare l’attenzione sui seguenti tratti essenziali per la definizione dell’identità della scuola cattolica […].

Il proprium della proposta educativa della scuola cattolica

  1. La proposta culturale della scuola cattolica ha la sua originalità nel fatto che, partendo dalla visione cristiana della persona e dell’educazione, intende far sintesi tra fede e cultura e tra fede e vita. Si tocca qui – la costatazione è di ovvia evidenza – il criterio più decisivo per il discernimento tra una scuola realmente cattolica e una che non lo è. E sarà in base a questo criterio che le famiglie sceglieranno – quando ne avranno veramente la possibilità – la scuola per i propri figli […].

La proposta educativa della scuola cattolica si distingue per la sua intenzione di mettere in feconda sinergia il perseguimento dei valori profondamente umani legati alla verità, alla giustizia, all’amore universale e alla libertà mediante l’accostamento onesto agli insegnamenti del Vangelo di Gesù Cristo. La sua originalità partecipa dunque della “novità cristiana”, in quanto capace di generare un progetto educativo con una sua visione specifica del mondo, della vita, della cultura e della storia, ma nella quale in ogni caso a essere messa al centro è la persona umana e la sua dignità. Da qui l’importanza, per la scuola cattolica, di riaffermare, in un contesto culturale che tende invece a metterla in secondo piano, la dimensione umanistica, sapienziale e spirituale del sapere e delle varie discipline scolastiche.

Scuola cattolica e Chiesa locale

  1. È stato osservato che «l’ecclesialità della scuola cattolica è scritta nel cuore stesso della sua identità di istituzione scolastica» e che «la dimensione ecclesiale non costituisce nota aggiuntiva, ma è qualità propria e specifica, carattere distintivo che penetra e plasma ogni momento della sua azione educativa, parte fondante della sua stessa identità e punto focale della sua missione».

In quanto componente della comunità ecclesiale la scuola cattolica svolge il suo compito educativo sapendosi arricchita dalla vitalità di un’esperienza di fede condivisa, capace di conferire il senso di Dio in ciò che quotidianamente opera. La scuola cattolica è inserita nel tessuto della Chiesa locale in modo così organico da potersi pensare che una Chiesa locale priva di scuole cattoliche abbia di che sentirsi più povera e più carente nella propria azione evangelizzatrice. A tal proposito riteniamo di poter ripetere quanto veniva scritto nel precedente documento La scuola cattolica, oggi, in Italia: «La scuola cattolica deriva il motivo fondamentale della propria identità e della propria esistenza dall’appartenenza alla Chiesa locale in cui è chiamata a vivere e a servire. Da questo principio nasce l’esigenza di un duplice e convergente cammino: la scuola cattolica deve pensare se stessa e il proprio compito in una relazione sempre più piena con la Chiesa diocesana; la diocesi deve sentire e trattare la scuola cattolica come una realtà profondamente radicata nella propria trama vitale e nella propria missione verso il mondo. In altre parole, la scuola cattolica potrà vivere e manifestare la propria identità se, superando resistenze ed inadempienze reciproche, si avvierà ad essere davvero “scuola della comunità cristiana”».

La scuola cattolica parte del sistema pubblico integrato di istruzione

  1. […] La scuola cattolica non è propriamente parlando un’istituzione educativa confessionale o di parte, poiché essa si pone per suo statuto al servizio di tutti e accoglie tutti, con l’obiettivo primario di curare l’educazione della persona e promuoverne la crescita libera e umanamente completa. L’adesione al progetto educativo della scuola cattolica – come previsto espressamente dalla legislazione statale – non potrà mai essere pertanto motivo di esclusione per alcuno o ostacolo all’accoglienza di chi guarda ad essa con simpatia. Al contrario, dialogo e apertura saranno regola fondamentale dei rapporti tra e con gli alunni e tra e con le famiglie che vengono a farne parte, quali che siano le loro appartenenze culturali e religiose, se è vero – come è vero – che la Chiesa anche attraverso la scuola cattolica testimonia la propria capacità di accoglienza e servizio disinteressato […].
  1. La parità scolastica è interesse e patrimonio di tutti i cittadini, perché il diritto a una educazione e a un’istruzione libere appartiene a ogni persona, indipendentemente dalle sue convinzioni religiose o dai suoi orientamenti culturali. La libertà di educazione e di istruzione non è una prerogativa confessionale, ma una libertà fondamentale di tutti e di ciascuno. In una logica di sussidiarietà non avrebbe dunque motivo di esistere un pregiudizio nei confronti delle scuole paritarie, dato che la natura pubblica del servizio da esse svolto non risiede nello stato giuridico dell’ente gestore, statale o non statale, ma nella loro funzione a vantaggio di tutta la collettività. Né dovrebbero trovare giustificazione le critiche mosse alla Chiesa cattolica da un’opinione pubblica poco attenta di avere troppo a cuore il problema della scuola paritaria (la quale, come già detto, non è fatta solo di scuole cattoliche), dal momento che di fatto essa si batte, nell’interesse del bene comune, per affermare un diritto che è di tutti i cittadini. In ogni caso, tante scuole cattoliche hanno dimostrato concretamente che la loro presenza, oltre a costituire un significativo risparmio per l’amministrazione statale, rappresenta un prezioso contributo di idee e di esperienze sul piano organizzativo, didattico e gestionale per tutto il sistema educativo nazionale.

Relazioni costruttive fra scuole cattoliche e scuole statali del territorio

  1. Come la cura pastorale della diocesi e della parrocchia non può limitare la propria attenzione alle scuole cattoliche e deve invece interessarsi di tutte le scuole presenti sul suo territorio, nella logica di una cooperazione e di una condivisione dei problemi propri alle medesime fasce di età, anche le scuole cattoliche sono invitate, a loro volta, a stabilire relazioni costruttive con le scuole statali dello stesso territorio, proseguendo nelle esperienze di reti già sperimentate in tanti casi. E sarà opportuno che iniziative in questo senso vedano sempre più spesso la partecipazione paritetica delle scuole cattoliche, che potranno così testimoniare e diffondere la propria proposta educativa. Senza dire che la compresenza di alunni di scuole statali e di scuole cattoliche nelle attività di una parrocchia non potrà che giovare alla crescita di una cultura della parità e della sussidiarietà libera da pregiudizi e incomprensioni.

Scuola cattolica, pastorale diocesana e vita della Chiesa

  1. Per l’inserimento organico delle scuole cattoliche nella pastorale diocesana il Vescovo è il primo responsabile e la figura di riferimento obbligata. Ed egli lo sarà tanto nel senso che le scuole formalmente cattoliche e quelle di ispirazione cristiana sono tenute a guardare a lui come guida pastorale della propria azione educativa e della propria presenza ecclesiale, quanto nel senso che il Vescovo non potrà non avvertire l’importanza dell’azione educativa delle scuole cattoliche e la potenzialità pastorale che esse rappresentano per la formazione delle giovani generazioni.

In linea con il compito a lui riconosciuto di rafforzare la qualità ecclesiale delle scuole cattoliche, spetta al Vescovo espletare le funzioni che la normativa canonica descrive nei termini del «diritto di vigilare e di visitare le scuole cattoliche situate nel suo territorio» e di «dare disposizioni che concernono l’ordinamento generale delle stesse», anche tramite il servizio offerto dai responsabili dei competenti uffici di curia e in sintonia con le associazioni e federazioni di scuola cattolica.

A tale scopo si rende necessaria la conoscenza puntuale e aggiornata delle scuole cattoliche presenti nella diocesi e va considerata attentamente l’opportunità che le diocesi con scuole cattoliche nel proprio territorio siano tutte dotate dell’ufficio di curia sopra indicato, compatibilmente con le risorse umane e materiali disponibili, o che si rendano effettivamente idonei gli uffici già esistenti. Si dovrà poi verificare la possibilità di realizzare un vero progetto educativo diocesano (o interdiocesano) di scuola cattolica, per rendere sempre più chiara e radicata nel territorio la sua identità. Tale progetto potrà convenientemente prevedere un coinvolgimento della diocesi nel potenziamento delle scuole cattoliche in essa esistenti o nel processo della loro nascita, sapendo di poter contare sempre sulla collaborazione delle associazioni e federazioni di scuola cattolica. Sembra inoltre importante realizzare o potenziare forme di collaborazione tra le scuole cattoliche esistenti, anche per favorire, tra l’altro, la riduzione dei costi di gestione. E sarà infine utile stabilire tutti i più opportuni collegamenti tra le scuole cattoliche, la Caritas diocesana, la pastorale giovanile, la pastorale vocazionale e gli uffici di pastorale della salute e della famiglia per lo studio delle problematiche di carattere sociale connesse al mondo della scuola, come ad esempio il disagio familiare, l’inserimento degli alunni portatori di disabilità e via di seguito.

In tale prospettiva le scuole cattoliche, oltre che con la diocesi, faranno bene a intrattenere proficui rapporti con le comunità cristiane che operano nel territorio diocesano, in particolare con la parrocchia e le sue aggregazioni (vicariato, decanato, unità e comunità pastorali, zone pastorali). Occorre intensificare la collaborazione, superando anche i confini parrocchiali, per costruire alleanze educative, a vantaggio dei giovani e delle famiglie.

L’IRC nella scuola cattolica

  1. L’insegnamento della religione cattolica è dimensione qualificante del progetto educativo di una scuola cattolica. Per questo motivo tale insegnamento non può essere assente dai suoi curricoli, né è lecito pensare che possa essere sostituito dall’orientamento cristiano di tutta l’attività educativa della scuola. La specifica identità scolastica di questo insegnamento costituisce al contrario un contributo quanto mai idoneo all’avvio di una riflessione culturalmente strutturata, oltre che sul fenomeno religioso, sull’incidenza anche culturale della fede cattolica nella vita delle persone e nella storia della nostra civiltà. In questo senso l’insegnamento della religione cattolica deve essere fatto oggetto di particolare attenzione nella programmazione degli insegnamenti delle scuole cattoliche; sarà anzi opportuno che la quota oraria riservata a questo insegnamento nei curricoli ordinari venga in essi potenziata, a dimostrazione tangibile del valore della cultura religiosa.

Da questa particolare cura per l’insegnamento della religione cattolica discende una speciale attenzione alla qualificazione dei rispettivi docenti, anche al di là del richiesto riconoscimento di idoneità rilasciato dall’Ordinario diocesano e dei competenti titoli di studio attualmente richiesti per questo delicato servizio scolastico.

L’attenzione verso i più deboli

  1. Fin dalle sue origini la scuola cattolica si è sentita investita di un servizio da rendere anzitutto ai più poveri. Ancora recentemente questa stessa istanza è stata ricordata e autorevolmente riaffermata: «Nella dimensione ecclesiale si radica anche il distintivo della scuola cattolica come scuola per tutti, con particolare attenzione ai più deboli. La storia ha visto sorgere la maggior parte delle istituzioni educative scolastiche cattoliche come risposta alle esigenze delle categorie meno favorite sotto il profilo sociale ed economico».

Purtroppo assai spesso oggi le scuole cattoliche, a causa della mancata parificazione delle stesse sul piano finanziario, non si trovano nella condizione di rimanere fedeli a questa loro originaria vocazione. Per questa ragione potrà essere veramente prezioso per la scuola cattolica il sostegno di comunità ecclesiali consapevoli della vera vocazione di essa. È certo che al crescere di tale consapevolezza, forse da tempo attenuata in taluni ambienti, molto potranno concorrere le misure idonee che i pastori vorranno adottare a tal fine. Anche il coordinamento delle diverse pastorali, scolastica, giovanile e familiare, coordinamento quanto mai auspicabile, potrà offrire occasioni favorevoli al miglioramento della conoscenza dei tanti problemi della scuola cattolica, e di quello finanziario in particolare.

 

  1. In un modo tutto specifico dovrà essere curata l’attenzione verso gli alunni con disabilità.

La scuola cattolica intende accoglierli con atteggiamento preferenziale, prima ancora che per un adempimento di legge, per la sua fedeltà all’insegnamento di Gesù. Gesù «ha riservato una cura particolare e prioritaria ai sofferenti, in tutta la vasta gamma dell’umano dolore, avvolgendoli del suo amore misericordioso durante il suo ministero, e manifestando in esso la potenza salvifica della redenzione che abbraccia l’uomo nella sua singolarità e totalità. Gli emarginati, gli svantaggiati, i poveri, i sofferenti, i malati, sono stati i destinatari privilegiati dell’annuncio, in parole ed opere, della buona novella del regno di Dio che irrompe nella storia umana». In una società che valorizza il potere, il successo, l’avere, l’efficienza, la scuola cattolica deve dare una testimonianza di particolare attenzione alle persone più deboli, che non possono essere private della possibilità di partecipare del suo progetto educativo. Purtroppo le condizioni giuridiche vigenti inducono a caricare sulla stessa scuola (e dunque sulla retta pagata dalle famiglie) le spese specificamente necessarie a sostenere la presenza e l’integrazione degli alunni con disabilità. In attesa del superamento di questa condizione di ingiustizia, la scuola cattolica non verrà comunque meno al suo impegno di favorire l’accoglienza di questi alunni, anche se non cesserà di denunciare le condizioni penalizzanti a cui essi stessi e le loro famiglie continuano a soggiacere.

I canoni di seguito riportati sono contenuti nel LIBRO III La funzione d’insegnare della Chiesa, TITOLO III L’educazione cattolica, CAP. I Le scuole del CODICE DI DIRITTO CANONICO:

Can. 796 – §1. Tra i mezzi per coltivare l’educazione i fedeli stimino grandemente le scuole, le quali appunto sono di precipuo aiuto ai genitori nell’adempiere la loro funzione educativa.

  • 2. È necessario che i genitori cooperino strettamente con i maestri delle scuole, cui affidano i figli da educare; i maestri da parte loro nell’assolvere il proprio dovere collaborino premurosamente con i genitori; questi poi vanno ascoltati volentieri e inoltre siano istituite e grandemente apprezzate le loro associazioni o riunioni.

Can. 797 – È necessario che i genitori nello scegliere le scuole godano di vera libertà; di conseguenza i fedeli devono impegnarsi perché la società civile riconosca ai genitori questa libertà e, osservata la giustizia distributiva, la tuteli anche con sussidi.

Can. 798 – I genitori affidino i figli a quelle scuole nelle quali si provvede all’educazione cattolica; se non sono in grado di farlo, sono tenuti all’obbligo di curare che la debita educazione cattolica sia loro impartita al di fuori della scuola.

Can. 799 – I fedeli facciano di tutto perché nella società civile le leggi, che ordinano la formazione dei giovani, contemplino nelle scuole stesse anche la loro educazione religiosa e morale, secondo la coscienza dei genitori.

Can. 800 – §1. È diritto della Chiesa fondare e dirigere scuole di qualsiasi disciplina, genere e grado.

  • 2. I fedeli favoriscano le scuole cattoliche, cooperando secondo le proprie forze per fondarle e sostenerle.

Can. 801 – Gli istituti religiosi che hanno la missione specifica dell’educazione, mantenendo fedelmente questa loro missione, si adoperino efficacemente per dedicarsi all’educazione cattolica anche attraverso proprie scuole, fondate con il consenso del Vescovo diocesano.

Can. 802 – §1. Se non ci sono ancora scuole nelle quali venga trasmessa una educazione impregnata di spirito cristiano, spetta al Vescovo diocesano curare che siano fondate.

  • 2. Quando ciò sia conveniente, il Vescovo diocesano provveda che vengano fondate pure scuole professionali e tecniche e anche altre, che siano richieste da speciali necessità.

Can. 803 – §1. Per scuola cattolica s’intende quella che l’autorità ecclesiastica competente o una persona giuridica ecclesiastica pubblica dirige, oppure quella che l’autorità ecclesiastica riconosce come tale con un documento scritto.

  • 2. L’istruzione e l’educazione nella scuola cattolica deve fondarsi sui principi della dottrina cattolica; i maestri si distinguano per retta dottrina e per probità di vita.
  • 3. Nessuna scuola, benché effettivamente cattolica, porti il nome di scuola cattolica, se non per consenso della competente autorità ecclesiastica.

Can. 806 – §1. Al Vescovo diocesano compete il diritto di vigilare e di visitare le scuole cattoliche situate nel suo territorio, anche quelle fondate o dirette da membri di istituti religiosi; a lui parimenti compete dare disposizioni che concernono l’ordinamento generale delle scuole cattoliche: e queste disposizioni hanno valore anche circa le scuole che sono dirette dai medesimi religiosi, salva però la loro autonomia sulla conduzione interna di tali scuole.

  • 2. Curino i Moderatori delle scuole cattoliche, sotto la vigilanza dell’Ordinario del luogo, che l’istruzione in esse impartita si distingua dal punto di vista scientifico almeno a pari grado che nelle altre scuole della regione.

Si definiscono SCUOLE PARITARIE quelle che rispondo ai requisiti previsti dalla Legge 10 Marzo 2000, n. 62, “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2000.

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