Il sangue dei martiri, prezzo della caduta degli dèi

I Martiri non sono un frequente argomento di  riflessione nella scuola. A meno che non si impongano all’attenzione dell'attualità come giustamente è accaduto per i quattro soldati italiani uccisi in missione di peace keeping in Afghanistan. Assai modesta, poi, è l’attenzione delle grandi testate ai cristiani vittime di persecuzione, quasi il silenzio, ad eccezione di Avvenire. Eppure il martirio dei Cristiani segna per intero i duemila anni della nostra era e, osserva il papa, corrisponde al processo storico della caduta degli dèi. È una riflessione  di Benedetto XVI, in apertura dei lavori del Sinodo dei Vescovi riunito a Roma sulla condizione delle Chiese Cattoliche in Medio Oriente. Una riflessione che meriterebbe attenzione  anche nella scuola, e non solo in quella cattolica.

Quello del Papa è uno sguardo che mira dritto al cuore dei poteri manifesti e occulti di ieri e di oggi, che negano la libertà e producono morte. Sono poteri spesso impalpabili, ma paragonabili agli dèi falsi e bugiardi di biblica memoria con i quali da sempre ebrei e cristiani hanno dovuto scontrarsi;  poteri che oggi, ancor più forti per i grandi mezzi di manipolazione del consenso, illudono pretendendo di agire in nome del progresso dell'uomo, dello sviluppo della civiltà e dei progressi della ricerca e della scienza. Promettono nuovo benessere per i poveri e per tutta l’umanità.

Le riflessioni di Benedetto XVI non possono interessare solo le persone, le attività e le istituzioni cattoliche (catechisti, insegnanti di religione, scuole cattoliche, associazioni…), ma si offrono all'attenzione di chiunque abbia interesse a promuovere un esercizio responsabile  della libertà e dei diritti/doveri di cittadinanza.

Il discorso del Papa muove dalla verità cristiana che Dio, incarnandosi in Maria, “è uscito da sé” e  noi “non  siamo fuori di Dio, ma siamo nell'intimo, nell'intimità di Dio stesso”. Da Betlemme e dal Sepolcro vuoto del Golgotha è partito un “processo di depotenziamento” delle divinità, i falsi dèi sono smascherati e crollano. Ma non senza il Grido dei martiri, a partire da quei primi secoli e dal sangue dei primi martiri che ha fatto cadere dal piedistallo il Divo Cesare, l'Imperatore divino. Nel Grido dei martiri si perpetua di generazione in generazione  sul pianeta il Grido del Golgotha: il Grido del patimento e dell'abbandono estremo (“Dio mio, perché mi hai abbandonato”) e dell'estremo dono di sé al Padre ( “Padre perdona loro, non sanno quello che fanno… Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”); nei martiri ancora si ascolta il Grido delle doglie della Donna dell'Apocalisse (cap 12) che nel travaglio del parto dà alla luce il Figlio destinato a governare da Re le sorti del mondo. È un “processo di trasformazione del mondo” che ancor oggi è in atto e sempre richiede un prezzo di sangue di uomini, donne e bambini, in cui si  perpetua e si rinnova la sofferenza di Cristo stesso.

È quanto mai largo l'orizzonte dello sguardo del Papa sugli dèi di ieri e di oggi, che schiavizzano e uccidono sotto le varie maschere: del servizio, del progresso, del benessere, dell'appagamento dei desideri da promuovere al rango dei diritti. Dèi che raccolgono consenso pubblico e onori, plauso e premi anche dai più prestigiosi consessi. È lo sguardo che sfida i “capitali anonimi” che operano e si muovono nell'ombra per asservire mercati e umiliare sistemi economici seminando povertà. È lo smascheramento delle radici profonde del terrorismo fondamentalista frutto dell'inganno di chi vuol fare delle religioni la causa dei conflitti che insanguinano paesi e continenti. È la denuncia del dio-Droga, promessa di facile e innocuo paradiso, che invece “come bestia vorace stende le sue mani su tutta la terra e distrugge”. È anche il disvelamento della falsità dei messaggi onnipresenti del relativismo che predica i modi di vivere “liberati” da ogni Verità su ciò che è Bene e Male, in nome della Ragione e della Libertà, fino a far credere, come osserva il Papa,  che “il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù” e tutto ciò che è possibile alla scienza e alla tecnologia è perciò stesso regola e norma di “Bene” per l'umanità.

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