La Fondazione Girolamo Bortignon per l'educazione e la scuola ha curato una ricerca sui tratti salienti e le forme antropologiche che vengono esibiti e trasmessi attraverso le immagini di donna e uomo veicolate nei palinsesti televisivi. Una ricerca, dunque, sull'antropologia della tele-persona, realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e ora pubblicata nel volume curato da Mino Conte, professore della Facoltà di Padova di Scienze della formazione e coordinatore di un gruppo di docenti e ricercatori dell'Università.
Le indagini quantitative e qualitative di riferimento riguardano soprattutto i giovani tra i 14 e 19 anni di età. Un pregio della ricerca è nel confronto interno ai dati medesimi osservati, confrontando e verificando cioè i dati registrati a livello nazionale da agenzie specializzate e i dati raccolti direttamente tramite un apposito questionario on line e focus group tra i giovani del Veneto.
La televisione appartiene all'areopago dei media, non lo esaurisce, ma la ricerca dice che essa rimane per gli adolescenti un'abitudine quotidiana. Con scientifica sistematicità sulle immagini della persona in TV, emerge il fatto che l'antropologia della tele-persona non si limita a riprodurre i tratti della persona umana ma la ri-crea. E' un fatto da porre ovviamente a fondamento di ogni riflessione e azione sui dinamismi della formazione della personalità e sulle strategie educative da perseguire.
Dalla lettura dei dati osservati emerge l'esigenza di creare una elaborazione critica costante di pensiero ai vari livelli: da quello accademico e della ricerca a quello imprenditoriale di chi fa televisione, a quello scolastico di chi fa educazione informatica e ad internet, fino al livello del vissuto familiare e domestico. Vi è la necessità, alla quale non manca di far appello il Conte, di una “ri-alfabetizzazione evolutiva”, non conservativa, frutto di radicale consapevolezza, onde evitare i rischi della “conformazione tecnologica dell'esistenza”. La quale, in quanto conformazione, non è né formazione né educazione.
Molti nel parlare di emergenza educativa, ne attribuiscono responsabilità e colpe alla televisione, nonché alla selva dei prodotti sempre innovantisi delle tecnologie multimediali della comunicazione. I contributi che troviamo nel volume vogliono andare oltre il lamento e offrire basi documentate e ragionate, sulle quali poter anche ripensare linee guida e confezionare sussidi aggiornati e utili nella pratica formativa scolastica, sociale, associativa e familiare.
Tempo e spazio soffrono oggi di un eccesso di comunicazione che genera di fatto, al di là delle apparenze, la solitudine della persona, l'ammutolire delle coscienze e il silenzio comunicativo dell'autenticità e della verità. Perché verità e autenticità della vita sono ciò che eccede la “parola” umana e svaporano nel nulla quando alla realtà e all'incontro interpersonale si sostituisce il magma virtuale e melmoso delle tele-immagini e dei tele-messaggi.