La Grande Settimana, la Settimana Santa, che ci apprestiamo a vivere spinge il nostro sguardo verso la Pasqua, cuore della fede cristiana: è proprio nella Pasqua che si rivela pienamente la Misericordia del Padre. Gesù morto e sepolto rappresenta ogni “misero”, ciascuno di noi nella sua piccola o grande miseria, e nella Risurrezione cogliamo il realizzarsi pieno della promessa di Dio, che non ci lascia nella nostra condizione ma ci risolleva, restituendoci la dignità che ci è stata tolta: si apre così un orizzonte di speranza per ogni uomo, nella consapevolezza che quella di Cristo è la nostra Pasqua.
In questo anno giubilare che ha avuto nel Tempo di Quaresima il suo cuore, ho sostato a lungo su quelle che vengono dette “le tre parabole della Misericordia” contenute nel cap. 15 del Vangelo secondo Luca e, anche con l’aiuto di qualche collega educatore, ho tentato di cogliere come si possa declinare il valore della Misericordia nell’opera educativa. Mi sono state donate queste risposte da una maestra che da qualche anno è impegnata come “maestra dei maestri”, il cui nome non cito perché so che non ama apparire: me ne approprio, trasformandole in augurio per tutti coloro che sono impegnati nell’educare, specialmente nell’ambito della scuola.
Essere misericordiosi è uno stile di vita, è una via alla felicità che deriva anche dall'amore al lavoro “ben fatto”.
Primo Levi nel libro La chiave a stella narra le vicende di un operaio specializzato che con questo particolare attrezzo gira il mondo a montare gru, ponti sospesi, … Il protagonista nutre l'orgoglio del “lavoro ben fatto”, e dice: «io, l'anima ce la metto in tutti i lavori».
Aggiunge: «amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra».
L'educatore misericordioso è prudente: La prudenza è la virtù di chi è capace di guardare lontano, proprio come il pastore che va in cerca della pecora smarrita, la donna che setaccia attentamente (con acribia) tutta la casa per ritrovare la moneta perduta, il padre misericordioso.
È la virtù di chi sa rischiare e decidersi per il bene.
L'educatore misericordioso è un testimone che dona e si dona con gratuità.
Oggi il sentimento di gratitudine fa fatica ad affermarsi perché scarseggia la capacità di agire mossi dal senso di gratuità, cedendo frequentemente alla logica dell'utilitarismo, alla rincorsa per l'autoaffermazione, in un sistema dominato dalla competizione a tutti i costi e dalla mercificazione dei valori che ha cancellato la parola gratis dai nostri vocabolari.
Eppure la gratuità è l'atteggiamento più “conveniente” per prevenire l’individualismo, l'egoismo, la solitudine e l'inaridimento progressivo dell'interiorità. Essa chiede una conversione continua dell'interiorità e un forte autocontrollo rispetto alle fragilità, alle debolezze della propria vita interiore.
La gratuità è esigente, ma, una volta abbracciata essa aiuta a dilatare, ad espandere l'orizzonte della propria vita mettendola al servizio degli altri.
L'educatore misericordioso inclusivo cerca finché non trova; non si arrende perché è fiducioso; se non riesce non si rassegna ma “prova in altro modo”.
La cura e la tutela si esplicitano attraverso le capacità relazionali. Per costruire relazioni è necessario sforzarci di comunicare al di là delle parole, pensare prima di agire, attendere i risultati delle situazioni e dei propri interventi, essere disponibili a collaborare e a costruire alleanze, osservare e ascoltare, anche i silenzi e persino se stessi: la capacità di ascolto inizia dal riconoscimento del Tu (chi sei tu per me?).
L'educatore misericordioso, alza lo sguardo … va incontro … abbraccia, proprio come il padre della parabola.
Santa Pasqua a tutti!
Don Lorenzo Celi